Benjamin Stora, uno tra i più importanti storici francesi del Maghreb contemporaneo, ha diretto la commissione Mémoire et Vérité – memoria e verità- al fine di riconciliare Parigi e Algeri, a più di mezzo secolo dalla guerra d’Algeria. Il resoconto è stato consegnato al presidente della Repubblica francese lo scorso 20 gennaio e ha creato un acceso dibattito. Per comprendere l’importanza delle ventidue raccomandazioni contenute nel rapporto Stora, è necessario ripercorrere brevemente la relazione tra la Francia e la sua ex colonia.

Benjamin Stora e Emmanuel Macron / foto: thetimes uk

Possedimento francese dal 1830, l’Algeria ha sempre avuto un rapporto speciale con la madrepatria. Nel 1911 i migranti francesi e, più in generale, europei – chiamati pieds noirs- rappresentavano il 16% della popolazione. La presenza di un numero elevato di coloni, concentrati principalmente sulla costa, portò Parigi a decretare l’Algeria come territorio metropolitano, ovvero parte integrante dell’Esagono. Questa decisione, però, non estendeva i diritti di cittadinanza alla maggioranza della popolazione. Gli algerini non naturalizzati francesi erano considerati sudditi e vennero separati attraverso il sistema dell’indigenato. Seppur la divisione de lege venne abolita dal generale De Gaulle allo scadere della Seconda guerra mondiale, la segregazione de facto continuò a regolare la vita sociale. 

Quando, nel 1954, Diem Bien Phu venne assediata e i francesi persero l’Indocina, gli algerini iniziarono la battaglia per l’indipendenza. Il Fronte di LiberazioneNazionale – FLN- guidato da Ben Bella, lottò contro l’occupazione francese per otto lunghi anni. Le due fazioni avversarie erano ben differenti tra loro. Da una parte c’erano i guerriglieri dell’FLN, semplici indigeni con poche armi e risorse, dall’altra l’esercito francese. La violenza degli attentati organizzati dal movimento indipendentista era contrastata da atti di repressione da parte delle forze militari, in particolar modo dalle unità speciali dei paracadutisti. Proprio per questo la guerra d’Algeria è considerata una delle prime guerre asimmetriche.

l’esodo dei pieds-noirs / foto: lepoint

Le dinamiche di questo conflitto vennero rappresentate dal regista italiano Gillo Pontecorvo, nel celebre film La Battaglia di Algeri (1966). Inoltre, gli accordi bilaterali di Evian, che condussero l’Algeria all’indipendenza, vennero fortemente ostacolati dai pieds noirs e da gruppi terroristici antiarabi come l’OAS- organizzazione dell’armata segreta-.  Il clima di tensione venne tragicamente vissuto anche nella metropoli. Il 17 ottobre 1961, Parigi divenne lo scenario di un massacro di innocenti algerini, segnando una delle pagine più oscure della Quinta Repubblica. All’indomani dell’indipendenza algerina, i presidenti della Repubblica francese – da Charles De Gaulle a Valery Giscard d’Estaing- hanno taciuto riguardo i crimini e le violazioni sistematiche dei diritti umani commessi nella colonia. Solo nel 1999 il parlamento francese riconobbe il termine di “guerra d’Algeria” per indicare il processo di decolonizzazione in quest’area del Maghreb. 

La Battglia di Algeri di Gillo Pontecorvo / foto: comingsoon

L’obbiettivo del rapporto Stora non si limita alla ricostruzione storica della “lunga presenza coloniale francese” e della guerra d’Algeria. L’intellettuale sottolinea la relazione speciale tra questi due Paesi, dovuta alla storia coloniale, alle migrazioni (sette milioni di persone in Francia hanno legami con l’Algeria) e ai fitti scambi economici e diplomatici. La commissione Mémoire et Vérité, composta da “differenti personalità impegnate nel dialogo franco-algerino”, segue l’esempio della TRC, la commissione per la verità e la giustizia, istituita da Nelson Mandela e Desmond Tutu alla fine dell’apartheid sudafricana. La delegazione sostiene che la condivisione della memoria storica e l’ufficializzazione di commemorazioni siano necessarie nel processo di riappacificazione delle due nazioni. 

L’Echo d’Alger, una prima pagina del 1954 / foto: ubiqwity

Emmanuel Macron è stato il primo presidente della Repubblica, durante la campagna elettorale del 2017, a dichiarare che la colonizzazione fu un crimine contro l’umanità. Seppur i suoi consiglieri sembrano opporsi a una politica tesa alle scuse ufficiali e alla richiesta di perdono, si prospetta la creazione di un progressivo percorso di riconoscimento. In tal senso, Abdelmadjid Tebboune ha comunicato, pochi giorni dopo la pubblicazione del rapporto Stora, di essere disponibile a lavorare con la controparte francese. Inoltre, il presidente algerino ha incaricato Abdelmadjid Chiki, direttore generale del Centro nazionale degli archivi, di condurre un’indagine analoga a quella condotta dallo storico francese.

Il lavoro compiuto dalla commissione per la Verità e la Memoria ha come obbiettivo quello di ampliare il dibattito a proposito dell’esperienza coloniale francese. Una delle più importanti raccomandazioni elaborate riguarda, infatti, la necessità di una riforma scolastica. Gli studenti delle scuole francesi, di qualsiasi età e appartenenza etnica e sociale, hanno il diritto di conoscere e di studiare la guerra d’Algeria. Solamente attraverso un dialogo aperto, costruttivo e pubblico tra Parigi e Algeri, finalizzato al riconoscimento degli errori commessi durante il periodo coloniale, il passato potrà rimanere tale.

Emma Brumana

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